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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019

It's always darkest before the dawn

Nessuno dovrebbe mai avere paura di cambiare. O meglio: è normalissimo avere paura del cambiamento e dell'ignoto.  Ma non dovrebbe essere un terrore paralizzante, non dovresti morire di ansia, non dovresti avere la sensazione di catastrofe imminente.  Probabilmente sono esaurita e non sono normale io. 'Ma l'ansia è una spia, è un segno che qualcosa non va' mi dice la mia buona amica, che già ci è passata. E sono settimane, mesi, che sviscero ogni giorno dentro di me e fuori con i miei cari, ogni singola paura, ogni ragione, ogni perplessità, ogni motivazione. Io sono sicura della mia decisione. Non ho più dubbi. Sono pronta, e sono consapevole di tutto, o quasi. Certamente è una pazzia, certamente è un rischio.  Nessuno può essere sicuro al 100% di prendere la decisione giusta, perchè non esistono (dicono) scelte giuste o sbagliate, ma solo le scelte che noi facciamo.  E se mi sbagliassi? Se facessi una grande cazzata?  Certamente sarebbe un problema, dovrei a

Desiderio

Quando desideri una cosa, tutto l'universo trama affinchè tu possa realizzarla Paulo Coelho   Il desiderio è il motore del mondo. Quando ne abbiamo parlato al corso di laurea in filosofia, ormai ben più di 14 anni fa, e non ricordo nemmeno a che proposito, a me venne in mente una scena ben precisa. La scena che guarda caso sto guardando adesso, in tv, nel famoso film 'Il silenzio degli innocenti'. Attenzione spoiler : se non hai mai visto il film, non proseguire nella lettura. Vai a guardarti il film e poi torna :-) Vi riporto il dialogo tra Clarice e il Dottor Lecter nella scena del film. Hannibal Lecter : Prima regola Clarice: semplicità. Leggi Marco Aurelio, di ogni singola cosa chiedi che cos'è in sé, qual è la sua natura. Che cosa fa quest'uomo che cerchi? Clarice Starling : Uccide le donne. Hannibal Lecter : No, questo è accidentale. Qual è la prima, la principale cosa che fa? Uccidendo che bisogni soddisfa? Clarice Starling : Rabbia... Esse

Casalinga per un po'

Non ho mai voluto essere una casalinga. Aborro il termine. Sarà che sono cresciuta vedendo le casalinghe sbagliate, la cui vita non mi allettava granché, e tra di esse ce n'erano anche un po' di moleste.  Ho conosciuto diverse ficcanaso buontempone, che in più disturbavano sbattendo tappeti, musica a palla, spostando mobili alla mattina presto, anche il sabato, e dispetti. L'ultima che ho conosciuto, nonostante il gran tempo libero, non aveva mai tempo per portare a spasso il cane, che poverino soffriva sul balcone tutto il giorno e faceva anche pipì dal balcone. Non divaghiamo però!  Sta di fatto che un po' per questo, un po' perché sono cresciuta con esempi femminili che hanno sempre cercato di emanciparsi col lavoro, il termine casalinga mi suona ancora male.  Mi faceva ridere che sui moduli della nostra azienda dovevi dichiarare se eri pensionato, disoccupato o casalinga... non esisteva il casalingo o la disoccupata.  Perché se sei uomo e perdi il l

Il mito dell'impiegato a tempo indeterminato

Oggi ho avuto un'altra idea. Perché non tentare a lavorare nel personale delle scuole? Why not? Lo so che è un lavoro di fatica, ma io non sto cercando un lavoro dove non si faccia niente, dove non si fatichi. Sto cercando un lavoro dignitoso, dove mi possa sentire anche utile e realizzata, oltre che un lavoro che mi permetta di gestire anche la famiglia come desidero, come orari e carico di stress. Sto andando alla ricerca senza la spocchia da laureata-che-lavora-in-una-grande-compagnia. Quest'etichetta mi soffoca. Sto cercando con grande umiltà e desiderio di imparare e curiosità.  Voglio un lavoro anche umile, ma che sia più adatto a me. E qui intervengono i genitori, in generale, non solo i miei. Tutta quella generazione di lavoratori, per cui il diploma era il livello massimo e chi ce l'aveva poteva ambire talvolta al fantastico lavoro d'ufficio.  C'era il mito dell'impiegato (magari statale) con l'impiego sicuro, per sempre, seduto d

La paura di cambiare

Sto stirando, non c'è nessuno in casa a parte me. Ho un cd di musica rilassante, da centro benessere per l'esattezza. I bambini sono con mio marito dai nonni a pranzo. L'atmosfera è tranquilla, come si fa a essere stressati così? E invece no, comincia a salirmi quella sensazione di panico ben nota. Domani devo rientrare in ufficio, e mi pesa tantissimo. Ormai so che devo essere fiduciosa, so che non sono in trappola, so che troverò qualcosa, so che è solo questione di tempo, non dovrei sentirmi così TERRORIZZATA e in gabbia.  Ho mandato e continuo a mandare curricula, e mi propongo, sono proattiva, ho iniziativa, mi propongo per cose umili, senza la spocchia della laureata.  Sarà difficile, ci vorrà tempo, certo. E non avrò i buoni pasto e altri benefits. Sarò pagata meno. E probabilmente non sarà il lavoro definitivo, e sinceramente è meglio così, è meglio cambiare, provare cose diverse, senza fossilizzarsi. Sono fiduciosa e cosciente, e preparata.  E

rEvolution

Mi rimbalza nella mente da tanti anni questa parolona, che si capisce meglio in inglese che in italiano, e che è un misto delle parole Evoluzione e Rivoluzione.    Vorrei essere in grado di evolvermi costantemente senza mai arrendermi. Vorrei essere in grado di rivoluzionare davvero qualche aspetto della mia vita. Evolversi è un lavoro costante. E' un lavoro lento e continuo. Estenuante.  E forse all'inizio nemmeno te ne accorgerai, che un cambiamento è in atto, e spesso ti chiederai dove cavolo stai andando, se ci sono dei risultati e se ne vale davvero la pena.  Ogni piccola cosa contribuisce alla tua evoluzione, come persona, come professionista, come madre, come padre, come moglie, come marito.  Ritrovare la connessione con se stessi, per evolversi, è importante. Ma anche per fare una vera rivoluzione di sé. Se non ci si ascolta, se non ci si guarda dentro, anche con la paura, come si fa davvero a cambiare anche la più piccola cosa? La rivoluzione mi s

Il mio capo è Miranda Priestley

Sì, il mio nuovo capo è tale e quale a Miranda Priestly. Un po' meno patinata, meno fashion, ma me la ricorda molto. Soprattutto quello sguardo da scanner, terrificante, che ti trasforma in una statua di pietra all'istante e ti toglie la capacità di proferire parole di senso compiuto. L'atteggiamento è così simile che penso: ma che lo faccia apposta ad imitarla? Che abbia guardato e riguardato il film, stoppando sulle espressioni per assimilarle al meglio? Io il dubbio ce l'ho. Anche certe scarpe che indossa me la ricordano molto. Lo sguardo sempre serio, e quell'espressione di disprezzo con cui ti demolisce all'istante con poche parole.  Vive in ufficio, da mattina a sera, e il suo sport preferito è prendere di mira e torturare i suoi zerbini. Cioè noi. Questo è l'unico modo che conosce di fare il capo, ma su questo tornerò più avanti, perché ho molto da dire sull'argomento.  Se siete capi o se state per diventarlo, vi consiglio

Straordinari ordinari

Straordinari. Che termine interessante. Gli straordinari in certe aziende sono in realtà ordinari. Sei tenuto a farli, è sottinteso. Tu DEVI.  Scusa allora perché chiamarli straordinari? Se arrivi alle 8 e te ne vai alle 17 in punto, non solo te lo fa notare il capo, se ti va bene a battutine, come se fossi uno scansafatiche o un lavativo. Ma anche i colleghi. Quelli più zerbini di te che hanno paura e allora si fermano, oggi dieci, domani venti minuti, a volte un'ora.  Perché sta male uscire in punto suvvia, regalaci altro tempo. Che non sempre è pagato, a volte è tempo da recuperare e può far comodo, ma tenete conto che se ti fermi dieci minuti, in alcune aziende non te li contano, devi fermarti per multipli di trenta, ad esempio. Però è così, si incoraggiano i dipendenti a restare di più, anche se magari il lavoro lo avresti finito in tempo, anche se non c'è nulla di urgente, sta bene ogni tanto fermarsi.  Per i manager pare che sia l’unica strategia d

Per dieci minuti...una pausa caffè

Quando ero una giovane studentessa guardavo ogni giorno Camera Cafè (con Paolo Kessisoglu e Luca Bizzarri) . Subito dopo il suo debutto ho iniziato ad avere a che fare davvero con la macchinetta del caffè, durante il mio primo indimenticabile stage non retribuito in una certa compagnia di assicurazioni. Mi sono resa conto subito che la macchinetta del caffè nelle aree adibite al relax, per così dire, era davvero un punto di osservazione speciale della fauna aziendale. Io oserei dire che è il luogo dove succede di tutto.  Le pause caffè da lì in poi sono sempre state piacevoli, momenti di aggregazione, di risate, di scambi anche culturali, non crediate! Durante il mio primo lavoro vero e proprio, quando ero invece una precaria retribuita, ci davamo proprio appuntamento di gruppo per email, che aveva come oggetto semplicemente: PAUSA.  Sì, perché ci vuole una pausa, perché sennò il cervello va in fusione. E non si tratta solo di buttarsi in gola della caffeina, ma di respira

Propositi per l'anno nuovo

Lo so, è banale, ma l'inizio del nuovo anno è sempre occasione per nuovi propositi. Un altro periodo dell'anno in cui si fanno buoni propositi, almeno a casa mia, è Settembre, dopo le vacanze estive, quando i bambini iniziano un anno nuovo e in qualche modo anche noi ci sentiamo di formulare nuovi propositi...semplici, come quello di mettersi a dieta dopo le vacanze (si sa, ferie uguale anche mangiar fuori, e poi gelati e granite e cibi locali...e pizza perché ci si stufa a cucinare). Ma il momento principale dei buoni propositi è e resterà sempre, l'inizio del nuovo anno. L'anno scorso mi ero proposta di fare yoga e ci sono riuscita. Avevo iniziato da me, a casa, con YouTube, in modo prima convinto poi un po' sporadico e irregolare, ma la voglia e la curiosità è rimasta sempre lì, finché a Settembre (come dicevamo, appunto un altro periodo di propositi) mi sono davvero iscritta a un corso che frequento tutt'ora e che è diventato un momento fondamentale