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Per dieci minuti...una pausa caffè

Quando ero una giovane studentessa guardavo ogni giorno Camera Cafè (con Paolo Kessisoglu e Luca Bizzarri) .
Subito dopo il suo debutto ho iniziato ad avere a che fare davvero con la macchinetta del caffè, durante il mio primo indimenticabile stage non retribuito in una certa compagnia di assicurazioni.
Mi sono resa conto subito che la macchinetta del caffè nelle aree adibite al relax, per così dire, era davvero un punto di osservazione speciale della fauna aziendale.
Io oserei dire che è il luogo dove succede di tutto. 
Le pause caffè da lì in poi sono sempre state piacevoli, momenti di aggregazione, di risate, di scambi anche culturali, non crediate!
Durante il mio primo lavoro vero e proprio, quando ero invece una precaria retribuita, ci davamo proprio appuntamento di gruppo per email, che aveva come oggetto semplicemente: PAUSA. 
Sì, perché ci vuole una pausa, perché sennò il cervello va in fusione. E non si tratta solo di buttarsi in gola della caffeina, ma di respirare, di staccare la spina, mentalmente. 
Ci trovavamo con altri precari, stagiste, ma anche qualche capo ufficio ancora giovane e scanzonato.
Ovviamente c'era il buffone, che aveva sempre imitazioni e barzellette, e che ci crediate o no, non era uno di noi ma era un capo anche molto in alto. 

La nostra pausa caffè era democratica, orizzontale, un luogo ed uno spazio di vita dove non c'erano gerarchie (difatti ci andavo col mio capo) ma solo libertà di ridere e chiacchierare.

La pausa caffè è un diritto, puoi anche non berlo 'sto caffè che alla fine, diciamocelo, non è che sia questa meraviglia di bevanda. 
Il suo è più che altro un pretesto per stare insieme ad altri, o anche per conto proprio a volte,  con un piacevole effetto placebo: sì, a volte pare davvero che ti dia la carica anche quando ti sbagli e ti bevi il deca.

Come sapete ogni lavoratore ha diritto alla pausa, ogni tot tempo ci spettano tot minuti, dipende dai tipi di lavoro e dai contratti. Io conosco il mio lavoro e dovrebbe essere circa quindici minuti. 

Nella situazione in cui sono adesso, nel mio nuovo reparto, la pausa caffè invece è un problema.
Io ero abituata a fare le pause, e ho mantenuto quest'abitudine.
Ma la cosa non era ben vista e un bel giorno, hanno deciso di delegare un collega più anziano al conteggio preciso dei miei minuti di pausa. Il caso ha voluto che quei giorni ci ho impiegato qualche minuto in più. 
Capita, come capitano giornate più incasinate che non si va neanche al bagno a momenti, o ci si dimentica di bere e a fine giornata ci si ritrova disidratati con la gola secca e la vista offuscata.
Puntualmente arriva il cazziatone. 
D'istinto ho pensato, meglio non fare più pausa. E la tristezza già mi assaliva...avevo bisogno non solo di staccare gli occhi dal pc, da excel, da file incomprensibili di numeri... ma avevo bisogno di cambiare aria, di incontrare i miei vecchi colleghi e staccare la spina. 

Per fortuna una mia collega mi ha fatto notare subito che era un mio diritto, e che dovevo continuare ad esercitarlo. Con furbizia, senza rompere le regole, ma non dovevo farmi togliere anche le mie pause caffè. Magari potevo fare dieci minuti, così stavo largamente dentro i quindici.
Ho fatto così e forse ho risolto qualcosa, chi lo sa. 
Ho dato un segnale : attenzione, qui c'è un dipendente che ha un cervello funzionante e che lo usa, non sono un robot facile da programmare a piacimento. Attenzione attenzione, c'è anche una personalità sotto questo faccino. Una personalità che necessita di bere caffè, altrimenti sclera.
So che un domani tenteranno di mettermi ancora le briglie come si fa coi cavalli, tenteranno di domarmi, di annullare la mia volontà, di inchiodarmi alla scrivania. 
Se potessero eliminerebbero anche la mia vita privata, perché per loro chi ha vita privata non rende bene.
Come si sbagliano.....dovrebbero farsela anche loro una vita privata. 
Ormai per alcuni è tardi, ed è per questo forse che sono così infelici e frustrati, da pretendere di annullare anche gli altri, proprio come a suo tempo si sono annullati loro. 
Per raggiungere un traguardo che forse non ne valeva tanto la pena, e che ormai è l'unica cosa che resta alla fine di ogni giornata (che per loro dura 13 ore senza pause caffè con relazioni umane, ma solo e solamente caffeina. E ansiolitici. E chissà che altro bel mix.)

Quindi ricordate gente, non è cazzeggio, è solo coffee time. 
Se poi non vi piace il caffè bevetevi una tisana, o acqua, o niente, ma prendersi le giuste pause, non può che farvi bene. 

Sapete anche perché? No, non perché al caffè si scoprono i gossip aziendali... ma perché al caffè capita di parlare con persone che magari sentiresti solo al telefono o per email per rogne lavorative, fraintendendoti anche. E invece al caffè hai modo di vederti in faccia, di chiacchierare due minuti, di conoscerti a poco a poco e questo aiuta anche la collaborazione tra colleghi . Aiuta sicuramente meglio questo conoscersi graduale che una affollata cena aziendale col casino del chiacchiericcio di cinquanta persone e la musica e magari anche qualcuno alticcio.

Al caffè capita di sentire parlare di tutto, e in quel tutto, a volte, puoi anche ricevere un messaggio, un'ispirazione. Così come è accaduto a me. 
Per concludere: hai già lavorato un bel po'? Cominci a sentire lo sguardo affaticato? Vuoi sgranchirti le gambe, e senti già la schiena ricurva ed è una brutta giornata?
Allora alzati e cammina, alza le chiappe da quella sedia e vai! Non rimuginare su quanto hai ancora da fare, alzati e vai, e cambia qualcosa, cambia ad esempio piano.  
Spostati in un reparto dove non conosci nessuno, prenditi una bevanda e aspetta, ascolta, osserva, sorridi a qualche sconosciuto e apriti a nuove conoscenze, a nuovi stimoli. 
Dieci minuti. 
Volano a volte troppo in fretta, ma possono darti molto di più di quel che ti aspetti. 
Poi se sei single, hai anche un motivo in più!

Consiglio di lettura che mi ha ispirato su quanto possa cambiare la vita in dieci minuti:
PER DIECI MINUTI- di Chiara Gamberale

 


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