Passa ai contenuti principali

rEvolution

Mi rimbalza nella mente da tanti anni questa parolona, che si capisce meglio in inglese che in italiano, e che è un misto delle parole Evoluzione e Rivoluzione.  
Vorrei essere in grado di evolvermi costantemente senza mai arrendermi.
Vorrei essere in grado di rivoluzionare davvero qualche aspetto della mia vita.

Evolversi è un lavoro costante.
E' un lavoro lento e continuo. Estenuante. 
E forse all'inizio nemmeno te ne accorgerai, che un cambiamento è in atto, e spesso ti chiederai dove cavolo stai andando, se ci sono dei risultati e se ne vale davvero la pena. 

Ogni piccola cosa contribuisce alla tua evoluzione, come persona, come professionista, come madre, come padre, come moglie, come marito. 
Ritrovare la connessione con se stessi, per evolversi, è importante. Ma anche per fare una vera rivoluzione di sé. Se non ci si ascolta, se non ci si guarda dentro, anche con la paura, come si fa davvero a cambiare anche la più piccola cosa?

La rivoluzione mi sembra invece qualcosa di più drastico.
Rivoluzionare la propria vita significa ad esempio mollare lavoro e andarsene in giro per il mondo. Significa decidere che questo rapporto non funziona e dirsi addio.

Per qualcuno ad esempio potrebbe essere di decidere di diventare volontario in ambulanza, donatore, o di cambiare veramente tanto vita.
Per qualcuno potrebbe significare diventare genitore. Per qualcuno significa mollare un ottimo lavoro alla ricerca dell'avventura, e di una nuova vita, e perché no? Magari anche dell'amore.

A volte si fa una scelta, che forse era dentro di te da molto tempo, ma che ora, a causa delle circostanze, diventa quasi un'urgenza.
A volte un qualcosa accade da fuori e ti permette di capire che è ADESSO il momento di tentare. 
L'ignoto, il domani ci fa paura. Certo chi sa che domani rientrerà nello stesso ufficio di ieri, paura ne ha di meno. Ma io ogni giorno vedo questo tipo di persone morire lentamente, spegnersi. E cercare la felicità in tante cose inutili, troppe cose, fuori, spesso materiali, a volte no, ma che non bastano mai. 

Chi sa cosa farà domani, starà un po' più tranquillo, al caldo della sua casa, ma c'è chi invece la casa la lascia in ricerca di una nuova casa. 
Non tutti sono spinti da un vero bisogno... non solo perché il nostro paese è quel che è, c'è anche quel giusto e sacrosanto diritto a vivere la propria vita cercando il meglio per sé, che sia un clima che ci piace di più, una cultura diversa che ci ispira di più, nuove esperienze, nuove amicizie, nuove opportunità.
Insomma, trovare il proprio posto nel mondo, che non è poco. Trovare uno scopo alla propria esistenza.

Non è davvero semplice sapere cosa si vuole davvero nella vita.
Ma è già qualcosa di coraggioso capire cosa NON si vuole essere e cosa non si vuol fare. 

Riuscire a dire NO, io così non continuerò, voglio cambiare...è saggezza.
E dopo la saggezza, bisogna trovare il coraggio. 
Perché è come fare un grosso salto nel buio, e non sapere se quando ti molli da questa parte, dall'altra troverai qualcosa a cui aggrapparti. 
L'eccitazione e la paura se ne vanno a braccetto su quel treno, con lo sguardo fuori dal finestrino, guardando ciò che lasci dietro di te, ma curioso di quello che hai davanti...
Niente è facile, per chi resta e per chi se ne va, ma si vive una volta sola.
Questa è una vera rEvoluzione. 
Nutrite i vostri sogni, cercate di evolvervi ogni giorno, anche in quella piccolissima stupidaggine di fare movimento, di mangiare più sano, di imparare qualcosa di nuovo. 

Ogni giorno è un'occasione nuova, ogni momento. Per lavorare su di sé, per rivoluzionare la propria vita. 

Ps: Non credo proprio di dire una novità, ma è difficile ricordarsene ogni giorno.



 

Commenti

Post popolari in questo blog

IO, PRIMA DI TUTTO

Ho sempre guardato in modo sospetto le mamme a tempo pieno, lo ammetto. Mi dicevo che io non ce l'avrei mai fatta.  Sono una pessima casalinga... e in cucina dipende, vado a periodi. A volte ho tanta voglia mentre altre.. piuttosto un take away.  Mi sono sempre vista come una donna in carriera. Non troppo, perchè ho sempre ammesso di non sentirmi pronta per essere un capo, nè ora nè in futuro. A 50 anni forse? Chissà. Mi sono sempre immaginata lavorare, e lavorare a tempo pieno.    Forse è stato il non trovare il lavoro che fa per me, a iniziare a scavare il dubbio, come la goccia che scava la roccia. Forse è come per l'uomo giusto. Pensi di non voler mettere su famiglia, non ti vedi come moglie, come compagna, come madre, finchè non incontri la persona giusta. Probabilmente se trovassi il lavoro giusto, che amo veramente, la penserei diversamente.  Il punto è che adesso mi sono resa conto che sto alla grande, che sono felice davvero, senza quel genere di lavoro che p

Il mio capo è Miranda Priestley

Sì, il mio nuovo capo è tale e quale a Miranda Priestly. Un po' meno patinata, meno fashion, ma me la ricorda molto. Soprattutto quello sguardo da scanner, terrificante, che ti trasforma in una statua di pietra all'istante e ti toglie la capacità di proferire parole di senso compiuto. L'atteggiamento è così simile che penso: ma che lo faccia apposta ad imitarla? Che abbia guardato e riguardato il film, stoppando sulle espressioni per assimilarle al meglio? Io il dubbio ce l'ho. Anche certe scarpe che indossa me la ricordano molto. Lo sguardo sempre serio, e quell'espressione di disprezzo con cui ti demolisce all'istante con poche parole.  Vive in ufficio, da mattina a sera, e il suo sport preferito è prendere di mira e torturare i suoi zerbini. Cioè noi. Questo è l'unico modo che conosce di fare il capo, ma su questo tornerò più avanti, perché ho molto da dire sull'argomento.  Se siete capi o se state per diventarlo, vi consiglio

FESTA DELLA MAMMA

Niente, sono fuori da quell'incubo da soli 3 mesi e mi sembra tutto molto lontano, un lontano e brutto ricordo. Non ho più lo stipendio buono con i buoni pasto e l'assistenza sanitaria, eppure non ho più attacchi di panico e ansia.  Il futuro non mi angoscia come prima.  Ma come mai? Prima era una continua angoscia, una corsa in centrifuga, ansia, incubi, attacchi di panico. Ero calma e un attimo dopo ovunque fossi, all'improvviso, mi mancava l'aria. Anche se ragionavo, se pianificavo e posticipavo il licenziamento ad un momento più ragionevole, il mio corpo si ribellava prepotentemente. Ho perso uno stipendio fisso, ho perso contro l'ingiustizia, contro chi odia le donne e le madri e le famiglie. Ho perso contro un'azienda che ha un solo obiettivo dichiarato: produrre ricchezza ai capi a discapito delle persone che spendono la loro vita per loro.   Ho perso contro capi aggressivi e prepotenti, ho perso contro la loro propaganda. Ho perso circa nove m