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VERONA TRANSFEMMINISTA



Il 29, 30 e 31 Marzo scorso si è tenuto a Verona il World Congress of Families.
In molti hanno preso posizione contro i temi trattati e i personaggi invitati.
L'Università di Verona il 17 Marzo ha presentato un documento firmato da oltre 160 docenti.
La prima firma del documento è del prof. Panattoni Riccardo (ho studiato anche con lui a suo tempo) ordinario di Filosofia morale e direttore del dipartimento, ma giusto per citarne qualcuno, tra i firmatari c'erano Donata Gottardi, ex deputata del Parlamento europeo, lo storico Gian Paolo Romagnani e il chirurgo Giovanni De Manzoni.

Il documento è stato poi esteso anche al resto del personale tecnico amministrativo e a ricercatori, dottorandi etc e si vocifera siano giunti a 600 firme.
Si è scoperto in seguito che il Rettore aveva anche rifiutato nei mesi scorsi, di concedere le aule dell'Università per il congresso.
Riporto una parte del documento (trovate il resto al link qui sotto o in altri articoli)

https://nonunadimeno.wordpress.com/2019/03/19/verona-prof-delluniversita-contro-il-congresso-mondiale-delle-famiglie/

"Siamo ricercatrici, ricercatori e docenti dell’Università di Verona, ci occupiamo della biologia e dell’esperienza umana da un punto di vista psicologico, filosofico, pedagogico, antropologico, sociologico, di teoria politica, medico, biologico, statistico, giuridico, storico, linguistico, economico. Siamo persone diverse per età, genere, origine, convinzioni politiche, fede religiosa. Siamo però accomunate dalla passione per la ricerca e la conoscenza, e ci riconosciamo in una comunità professionale che ha precise regole scientifiche ed etiche sulla produzione e diffusione del sapere.
Siamo anche unite dal lavorare nella stessa istituzione, l’università pubblica, che se sicuramente non è l’unica voce rappresentativa del sapere scientifico, ne rimane tuttavia una delle espressioni più autorevoli.
Come Dipartimento di Scienze Umane, insieme a molti altre e altri docenti, ricercatori e ricercatrici dell’Ateneo tutto e di tutte le aree disciplinari, ci facciamo promotori di una presa di posizione critica in merito allo svolgimento del Congresso Mondiale delle Famiglie (World Family Congress), che si terrà nella città di Verona, ospitato dal Comune nel Palazzo della Gran Guardia, il prossimo 29-30-31 marzo.
Il Congresso Mondiale delle Famiglie è un evento organizzato da molteplici soggetti: l’International Organization for the Family, ProVita Associazione Onlus, CitizenGo, Comitato Difendiamo i nostri Figli, Generazione Famiglia, National Organization for Marriage.
Si tratta di associazioni diffuse a livello internazionale che si sono caratterizzate, negli anni, per precise prese di posizione relativamente a:
  • l’affermazione del creazionismo;
  • l’idea che la natura abbia assegnato a uomini e donne differenti destini sociali e diverse funzioni psichiche, che identificano automaticamente la donna in un ruolo riproduttivo e di cura;
  • l’idea che il lavoro fuori casa delle donne, l’esistenza del divorzio e della possibilità di abortire siano le cause del declino demografico;
  • il rifiuto del riconoscimento di diritti civili a configurazioni familiari al di fuori della coppia eterosessuale unita in matrimonio;
  • l’affermazione che configurazioni familiari diverse dalla coppia eterosessuale unita in matrimonio siano, di per sé, contesti educativi e affettivi inadatti all’armonioso sviluppo dei minori;
  • l’equiparazione tra interruzione volontaria di gravidanza e omicidio;
  • la patologizzazione dell’omosessualità e della transessualità e di tutte le forme di orientamento sessuale e identità di genere non ascrivibili a maschio/femmina eterosessuale, e il rifiuto del pieno riconoscimento di diritti civili alle persone che manifestano queste identità;
  • la promozione delle “terapie riparative” per le persone omosessuali al fine di “ritornare” alla condizione armoniosa dell’eterosessualità.
Con questo documento intendiamo quindi richiamare l’attenzione sul fatto che il convegno WFC è espressione di un gruppo organizzato di soggetti che propongono come dati scientifici opinioni principalmente ascrivibili a convinzioni etiche e religiose. Questo ci preoccupa ancor più nel momento in cui il Congresso Mondiale delle Famiglie vede la presenza tra i relatori di personalità politiche straniere, rappresentative di paesi come l’Ungheria, la Polonia, la Russia, che stanno proponendo apertamente politiche censorie rispetto al dibattito pubblico su questi temi e restrittive della libertà di ricerca e insegnamento universitari.
Il Codice Etico dell’Università di Verona, assieme ai principi della libertà della ricerca e dell’insegnamento, afferma quelli dell’uguaglianza e della solidarietà, rigettando ogni forma di pregiudizio e discriminazione. Alle mistificazioni del Congresso Mondiale delle Famiglie contrapponiamo quindi non solo gli esiti della ricerca scientifica, ma anche i valori della comunità di cui facciamo parte."
I docenti non hanno contestato le opinioni, ma piuttosto il fatto che «vengono affermate come fondate scientificamente, quando in realtà la ricerca internazionale non è mai giunta a questi esiti e li ha invece smentiti in diverse circostanze». 


Ed hanno espresso preoccupazione per la presenza di alcuni esponenti politici di governi dove l’omosessualità è reato o viene perseguita, dove l’aborto è illegale o dove vengono sistematicamente presentati progetti di legge per renderlo tale. Personalità che parlano dell’atto sessuale tra due persone dello stesso sesso come di una forma di violenza fisica usata anche come pratica di iniziazione al satanismo. Rappresentanti politici da Ungheria, Polonia e Russia, «Paesi che stanno proponendo politiche censorie rispetto al dibattito pubblico su questi temi e restrittive della libertà di ricerca e insegnamento universitari».  
Man mano che mi documentavo su questi individui, avevo i brividi lungo la schiena.

Le famiglie Arcobaleno, i movimenti LGBT*QI+, le femministe e le transfemministe di Non Una Di Meno insieme ad altri movimenti italiani e internazionali hanno protestato con determinazione perché sostengono che «Dietro l’appello alla famiglia naturale c’è la violenza , l'omofobia, la misoginia e la volontà di eliminare dei diritti, come ad esempio l'aborto e il divorzio.
Sono state settimane intense, di informazione continua (mi arrivavano notifiche su facebook ogni 5 minuti al massimo...le discussioni e le condivisioni di articoli erano altissime).
Tutto questo si è concluso con i 3 giorni di manifestazione ed eventi di 'Verona transfemminista'.



Sembra che quel sabato pomeriggio di sole ci siano state ben 150.000 persone. 
Ho guardato un po' in rete e sentito qualche TG (poco perché mi irritano) e si parla di massimo 30.000 persone, che è comunque un bel numero, ma a parer mio banalizzano molto! Magari c'è stata la solita pressione di quei politici che non hanno alcun interesse a informare la gente della reale partecipazione alla manifestazione. Ma sì, c'erano giusto due persone, tornate a dormire sereni e tranquilli!

IO però..C'ERO. 
Non posso certamente dirvi il numero preciso ma posso dirvi che era una marea che sembrava non finire mai. Una vera marea di gente.
Quando ho visto arrivare il corteo in piazzetta Pradaval, intorno a me c'erano tante persone, molti over 50-60, che sembrava che fossero lì a spasso, in tuta o in jeans, col borsello e le scarpe comode. 
E invece aspettavano trepidanti, si chiedevano "è qui che passa vero??"
Quando è arrivato il corteo si sono levati in applausi e incoraggiamenti a gran voce, è stata una scena davvero emozionante. 
Uomini e donne di ogni età e orientamento sessuale marciavano insieme.
Mi giravo a sinistra e avevo la comitiva di over 60, e a destra giovanissimi con le parrucche colorate. 
Avevo intorno coppie etero e coppie gay, anziane signore con il famoso pañuelo (la 'bandana' tipica fucsia usata dalle attiviste di Non una di Meno). 
La marcia è andata avanti pacifica e festante, accolta come se fosse il passaggio del papa (lo so, è un paragone ironico visto che col clero non si va molto d'accordo). 
La marea era accolta dalla gente alle finestre e ai balconi, gente anziana, donne di altre culture in casa coi loro bambini.  Famosa la signora che è stata fotografata da tutti, un'anziana signora con un cartello con scritto: non cammino ma vi sono vicino

Parlerò più avanti dei temi caldi di questo congresso e che hanno scatenato una tale massiccia partecipazione.




Quello che voglio raccontare oggi è l'emozione di quella folla.
Dicono sempre che siamo quattro femministe incazzate e lesbiche e isteriche. Tutto in senso dispregiativo e stereotipato. Dicono che sono solo i gay e le femministe a obiettare certe idee. 
Invece no. C'era un mondo che non credevo di gente comune.
Non erano persone diverse da me, che sono nella categoria banale famiglia tradizionale. 
Erano come me, erano più vicini a me di quanto sapessi. 
Erano la cameriera del bar ogni mattina, il collega che incontri di sfuggita al caffè, il benzinaio, la vicina, il postino. 
Erano i miei fratelli e le mie sorelle.
C'è sempre una specie di lotta tra generazioni...e invece quel pomeriggio mi sono sentita vicina come noi mai a quelli che potrebbero essere miei nonni o miei genitori. 
 
Era davvero una immensa folla trasversale, che attraversava ogni età, ogni provenienza, ogni condizione fisica e sociale, ogni orientamento sessuale. 
Camminava a un certo punto davanti a me un ragazzo che spingeva una ragazza in carrozzella. Ne ho visto un altro più avanti, e un altro con le stampelle e ho pensato porca miseria! Io mi lamento del male ai piedi (nota per la prossima volta, scarpe più comode) del caldo e che mi scappa la pipì. 
E c'è gente che invece è venuta da lontano, si è fatta ore e ore di pullman, con le code, le soste in autogrill, il peso dello zaino, e pure le stampelle. 
C'erano famiglie tradizionali, se proprio vogliamo usare le etichette. 
Un papà che spingeva un passeggino aveva un cartello attaccato con scritto 'i miei maschietti sono femministi'. 
 
Dicono che sono solo i giovani casinisti e incasinati. O quelli che vengono chiamati volgarmente 'zecche', perché sono di sinistra e ascoltano certa musica. 
Invece no, c'erano anche i loro nonni, vestiti per bene, come se andassero a spasso la domenica, solo che indossavano del fucsia e portavano dei cartelli. 

In quel corteo poi man mano che avanzavo mi sono trovata accanto tantissimi uomini di ogni età. 
Sono contenta perché so che ce ne sono che camminano con noi da molto tempo, come lo sapevo quando frequentavo i seminari di Diotima, delle filosofe femministe.
Lo so che non è una cosa da femministe incazzate, o da gay, o da giovani casinisti incasinati.
Questo è un problema che riguarda tutti noi, il femminismo è per tutt*. 
La questione femminista ci abbraccia tutt*.
Mi spaventano molto certe idee, pensavo che per noi donne alcune battaglie fossero ormai vinte, che ci fossero solo alcuni stereotipi e muri da abbattere culturalmente.
Non immaginavo un pericolo così grande anche dal punto di vista dei diritti civili.
Ho ancora paura e penso che non bisogna arrendersi, dobbiamo tenere duro ora più che mai.
Ma quel pomeriggio ho visto con chiarezza un paio di cose:
1. il patriarcato è morto. 
Cercano di riportarlo in auge, ci sono ancora tanti maschilisti e cavernicoli, soprattutto in certe parti del mondo, ma ci siamo ormai liberate, almeno nel pensiero.
Ci siamo emancipate, i gay fanno coming out, non ci si nasconde più, loro non nascondono la loro voglia di vivere una vita normale con figli e tutto il resto, e noi donne non abbiamo più paura di dire che vogliamo la carriera, che vogliamo anche la maternità, che vogliamo ottenere tutto ciò che possiamo desiderare, che amiamo il sesso e la libertà.
Che ci piace truccarci e sentirci belle, che siamo stanche di essere vittime. 
Questa meravigliosa emancipazione, questa stupenda libertà di essere e realizzarsi, non può spegnersi. 
Più forte della vostra autorità, è la nostra passione per la libertà.
2. le famiglie sono cambiate, il mondo si è già trasformato, ogni giorno, ad ogni gesto. Potete solo usare la forza, ma la rivoluzione culturale avanza, voi state ancora a discutere che cosa significa famiglia tradizionale e quali sono i suoi confini, ma noi li abbiamo già superati. Ogni giorno qualcuno ha accettato e accolto un figlio gay, qualcuno ha conosciuto e imparato ad amare la compagna della figlia, o della sorella. 
Qualcuno è stato vicino a qualcuno che ha avuto bisogno di cambiare sesso. 
E avanti. La famiglia non è solo legami di sangue, convenzioni, ruoli, anzi, non è niente di tutto questo.
Quando penso alle famiglie diverse, ho sempre l'immagine della tavolata di 'Le fate ignoranti' di Özpetek. 
Un gruppo di persone diverse, che si vogliono bene, che si mandano anche a quel paese, e ridono intorno alla tavola bandita. E quella tavola è un casino, un'esplosione kitsch di stoviglie e tessili che secondo me rappresentano la differenza e l'unicità di ognuno di noi. Non ci intoniamo alla perfezione e a volte siamo discordanti, stonati... eppure, stiamo benissimo insieme. Uno accanto all'altro.
Ancora meglio se camminiamo nella stessa direzione.



















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