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Non è un paese per nonne



Tempo fa leggevo sul blog di Mammaholic, che seguo da un po' di anni, questo post:


Ho pensato, con rabbia, a quanto avesse ragione, e alla mia situazione. Di colpo l'azienda mi ha stravolto la vita. Avrei accettato che mi dicessero ci dispiace ma è per motivi di budget. Mi hanno invece mentito, hanno sventolato promesse (come proroghe) a caso senza verificare, per poi rimangiarsele, mi hanno messo in un ufficio dove non sono competente e sono costantemente umiliata e svalorizzata, come una punizione.
Mi hanno giudicata, perché non è femminista scegliere di dedicare del tempo alla famiglia, una laureata deve pensare alla carriera. E chi lo dice? Io oggi decido così, ma domani posso sempre cambiare, questa è la vera flessibilità. Così come una persona evolve e desidera mettersi alla prova con diversi lavori. 
Sono stata giudicata come una lavoratrice a metà, mentre non lo ero, il mio part-time aveva tutta la sua dignità, e non doveva essere escluso dall'aumento di livello. 
E poi mi è stato praticamente detto che qui fanno tutte così, baby sitter e nonni, altrimenti la scelta è un'altra. La scelta, sottintesa, è che se non mi sta bene così, me ne devo andare. Che in questa azienda l'unica scelta possibile è il full time + straordinari e dedizione assoluta. Altrimenti che pretendi? Fai la casalinga e la mamma, o no?
Entrambe le cose sembrano un miraggio impossibile, eppure sono state possibili, per me, per 3 anni. 
Mi sono molto arrabbiata quando, prima di invitarmi a pagare una baby sitter con la differenza di stipendio (quindi il mio aumento di stipendio sarebbe stato necessario per coprire una nuova spesa di cui prima non avevo bisogno, non sarebbe stato un benefit, una cosa da desiderare, un miglioramento), mi hanno interpellato sui nonni.
Noi non abbiamo una situazione felice di salute coi nonni, una di loro lavora e con l'età che avanza non possono permettersi di essere baby sitter in modo continuativo e impegnativo.
Ce ne sono tante di situazioni come la mia, e ci sono situazioni, tante, di famiglie che stanno in piedi solamente grazie al tanto tempo e le tante energie spese dai nonni. 
Questo non è solo un paese ostile alle madri, ma è ostile anche alle nonne. 
Il nostro è un mondo del lavoro ostile non solo ai genitori, ma anche ai nonni.

La possibilità di conciliare lavoro e famiglia, con orari flessibili, o il part-time (e ce ne sono varie forme per tutte le esigenze) tante volte è reale, ma tante volte una madre non lo chiede nemmeno il part-time perché si ha paura.
Non è colpa del governo e basta, è colpa anche e soprattutto vostra, cari datori di lavoro, perché non scatta mai un cambiamento nella vostra mentalità. Perché rompete ancora le scatole che è bravo quello che sta alla scrivania 10 ore, poi non importa se è lento come una lumaca e se in realtà oggettivamente non produce di più.
Un lavoratore (eh sì, potrebbero chiederlo anche i padri, in teoria) part-time non è un lavoratore a metà. Per le aziende invece lo è. 
Una persona può produrre molto e bene anche in 6 ore, ma per loro è inconcepibile. 
Non solo ne avrebbe diritto chiunque, perché se una persona può mantenersi lavorando part-time. Ma stiamo parlando di orari di lavoro diversi dalle 8 ore, per conciliare il tempo con la famiglia.
Ma per voi i figli li devono crescere i nonni, o al massimo le baby sitter. Non date nemmeno la possibilità di dimostrare che possono conciliare le due cose.
O sei un bravo lavoratore o sei un bravo genitore. Ma entrambe le cose è possibile ed è meglio.Una persona che riesce a realizzarsi e funzionare nel lavoro e nella famiglia, è una persona felice, è una persona che esprime il suo potenziale in due direzioni, e io la vorrei una risorsa così, vorrei un dipendente così pieno di potenzialità.
Perché in altri paesi sono capaci di farlo funzionare e voi no? Perché in altri paesi è possibile essere lavoratori part-time o addirittura full time con un orario decente e conciliabile per madri e padri, con la vita familiare?
Conosco la Svezia ad esempio. Esistono datori di lavoro là fuori nel mondo che ci arrivano a capirlo.
È colpa vostra perché non ci provate neanche a farlo funzionare.

E voi nonni, volenti o nolenti, siete stati il welfare che i datori di lavoro piccoli e medi e grandi, non hanno dato.  Sì, perfino le grosse aziende che fanno tanta bella pubblicità con gli opuscoli con le famiglie felici piene di bambini. 
Le stesse aziende che in realtà odiano i bambini, perché il tuo tempo e la tua dedizione deve essere solo per loro, la famiglia deve venire dopo. Meglio ancora se una famiglia non ce l'hai, così vieni a lavorare anche il 24 dicembre, anche se il contratto dice che è festivo e non ti pagano.
Non basta fare i volantini col bambino sorridente accanto ad una mamma coi boccoli ed un papà coi denti bianchissimi. A che serve dare gli sconti ai dipendenti, o fare gli eventi dedicati ai bambini, quando non andate veramente incontro alle famiglie?
Questa è l’immagine falsa che date di una realtà che non è a favore dei bambini. Vivete solamente di immagine.
Ma il vostro prezioso mercato non esiste senza le famiglie, le famiglie comprano molti vostri servizi, quindi dovete lavorare per far esistere le famiglie, non per distruggerle. Credete che spenda meglio una mamma che deve spendere tutto in posticipo e baby sitter e colf? Davvero?
Per voi è inconcepibile capire un concetto semplice: che non produci di più stando inchiodato più tempo alla scrivania. Che non motivate meglio togliendo ogni altra alternativa. Che la fedeltà di un dipendente e soprattutto la motivazione non si ottiene col pugno di ferro. 
Considerate altre tipologie di lavoro come il part-time, di qualunque orario e tipologia, orizzontale o verticale, o il telelavoro esclusivamente come un costo e non come un’opportunità. Però non vi sembrano sprechi altre cose.
Basterebbe tagliare qua e là un po’ di spese superflue che però per voi sono più importanti, o forse, per quel che vedo io, non siete poi così capaci di gestire.
Forse per le aziende è più importante un certo arredamento , le convention in giro, che fare un micro nido aziendale, o semplicemente dare più flessibilità di qualche tipo ai lavoratori che ne hanno bisogno. Le risorse umane sono il vero spreco per loro. Siete voi risorse umane il costo da tagliare, sempre. Ma in realtà, le risorse umane sono la vera ricchezza, perciò non piegate la testa, ricordatevelo, che senza di voi le aziende non esistono.

Io preferirei avere due risorse part-time che una, perché sono due teste, due ricchezze. E nel caso in cui un imprevisto (malattia o altro) mi togliesse per un tot di tempo una, ho sempre l’altra.
Si fanno i salti mortali per organizzarsi tra nonni, zii e vicini, ci si accontenta di rinunciare alla carriera o si buttano via i soldi in baby sitter e dopo scuola, per pagare qualcuno che in sostanza stia coi nostri figli più di noi. 
E non ci parlate di tempo di qualità, perché allora vi potremmo ribaltare la questione e dire anche se lavoriamo poche ore, sono ore di qualità.
La gente tante volte rinuncia perfino a chiederlo il part-time, per terrore. Allora vengono dai nonni, scuotono mari e monti e spendono migliaia di euro, pur di non dover affrontare il discorso con il proprio capo.Perfino per non chiedere un permesso!! Per carità, il mio capo si arrabbia, ci pensate voi nonni allora oggi? Bisogna prenderli a scuola, poi calcio e poi la spesa e mi raccomando controllare i compiti!
I nonni sono una ricchezza certamente, sono importanti ed è giusto che siano coinvolti.
Ma deve essere un piacere. Quando tu chiedi di rinunciare a crescere i figli appoggiandosi ai nonni, non stai chiedendo solo ad un genitore un sacrificio, lo stai chiedendo ai nonni anche. 
Stai chiedendo agli anziani di fare il lavoro di genitore o di baby sitter.
Voi capi state chiedendo a dei settantenni/ottantenni  di impegnarsi a tempo indeterminato. Mi spiego: i bambini compiranno 15-16 anni prima o poi ed è un punto ben preciso e determinato nel tempo, ma il nonno 70enne ce l’ha questo tempo? È sicuro di averlo? E come lo avrà, che qualità di salute avrà? La vita si allunga ma con che qualità?
I nonni oggi stanno meglio e sono in gamba, certo, perché ci si veste meglio, si è in gamba per viaggiare, per stare sdraiati al sole, per andare a spasso , per andare a ballare o alla spa, non per correre ore e ore dietro a dei bambini scatenati, improvvisandosi Mary Poppins, e anche infermieri.
Non ce la faccio io coi miei figli, come posso pretendere che ce la faccia mia suocera a 70 anni, o mia mamma malata che lavora ancora???
Caro manager che vedi i figli solo un’ora la sera forse, sai che significa a 60-70 o 80 anni prenderli, rincorrerli, portarli al parco, seguirli nei compiti, i capricci e le malattie e tutto il resto?
Quando un nipote si ammala o quando chiudono scuole e asili, addio!
Con tutto l’amore di nonna del mondo, costa fatica. Te lo dico a nome di tutte le nonne che conosco, con cui parlo, incluse le mie, che per amore vorrebbero poter smuovere i monti, ma oggettivamente non ce la fanno. E io per loro vorrei che si godessero la loro vecchiaia in pace.
Costa fatica vedere i genitori costretti a non avere molte alternative. Asilo nido, posticipo o baby sitter, nonni. Poi breve ‘tempo di qualità', magari esauriti e arrabbiati a causa dei capi. 
Mia madre sta lavorando e ha lavorato una vita e mi ha cresciuta coltivando in me l’ambizione, sperando che io avessi una vita migliore della sua. Forse avrei dovuto imparare un mestiere e mettermi in proprio, almeno avrei potuto portare con me mio figlio, senza dover rendere conto a dei capi dalla mentalità retrograda.
E’ la vostra mentalità che va cambiata prima di tutto. Non siete lungimiranti, non siete innovativi non sapete puntare sull’unica cosa che conta: i lavoratori e la loro felicità. 

Voi state chiedendo alla parte debole della società, che peraltro non è impegnata con voi tramite contratto, di impegnarsi a lungo e continuativamente. Gli state chiedendo di crescere i figli dei figli, di rifare i genitori. Li state derubando della pensione, della vecchiaia. 
Certo, la 'prigione' di un nonno è più dolce, allietata dai nipoti, ma la prigione peggiore è di noi genitori, a cui viene negata la possibilità di conciliare due cose fondamentali per l’essere umano: lavoro e vita privata, in questo caso, famiglia.
Stare con i figli è un diritto, e stare con i nipoti dovrebbe essere un piacere, flessibile, non un impegno continuo e forzato perché a voi non interessa e non avete voglia di provare a fare due conti e cercare di conciliare il lavoro e la famiglia. E chiedete il sacrificio ai nonni, a noi e a quei bambini.
I nonni sono stanchi, è un ricatto psicologico, è un ricatto d'amore che essi hanno per figli e nipoti. E lo stanno pagando con la salute, con il loro prezioso tempo, e stiamo pagando noi genitori e i nostri figli.
I bambini hanno diritto ai loro genitori, presenti e soddisfatti e realizzati, non stanchi, assenti e con motivazione ridotta a zero. 
Ai bambini non importa dei vostri bei servizi, dei vostri bei volantini, dei soldini nei libretti di risparmio, delle crociere a misura di bambino, dei gadget, degli eventi, degli slogan in loro nome.
La conciliazione lavoro – famiglia, non la dobbiamo aspettare dal governo e basta. La possiamo creare, la dobbiamo cercare tutti, dovete sforzarvi di cambiare testa, di guardare in modo diverso alle vostre risorse umane.
Questo non è un paese per donne, non è un paese per madri. E non lo è neanche per le nonne.




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