Ero arrabbiata. Ero arrabbiata perché mi era stato tolto ingiustamente il part time e ne avevo bisogno. Mi sentivo in colpa e mi sento ancora tutt'ora in colpa verso i miei figli. Rimpiangevo il tempo che avevo prima, il tempo passato insieme ormai era andato.
Poi ho realizzato un po' di cose...sì, la ritengo ancora un'ingiustizia, e ci tornerò, perché ritengo importantissimo e fondamentale che le aziende si sforzino di conciliare i tempi famiglia e lavoro.
Mi manca il tempo con loro, arriva presto la sera e sono esausta e triste, e mi sento una madre peggiore. Se non hai nonni che possono e che vogliono gestirti tutto, o aiuti a pagamento, non ce la fai. Io sono oltre la stanchezza, oltre la rabbia.
Ho capito però che prima io c'ero, e quel tempo è sì passato e mi è volato, e qualche volta mi è pesato perché fare la mamma è pesante e il lavoro a volte sembrava più uno spasso in confronto.
Ma io c'ero, io ci sono stata, mi sono goduta i miei figli, ho sclerato e ci siamo arrabbiati tutti, tra pianti e capricci. Ma c'ero, e quelle sono fondamenta indistruttibili.
Ecco perché oggi nonostante la rabbia verso il mondo del lavoro, verso le persone che si sono accanite a togliermelo, che mi hanno giudicata come una donna all'antica e una lavoratrice a metà solamente perché ho chiesto un part time, di almeno 2 ore in meno, io sono sicura.
Nonostante la tristezza perché mi mancano quei momenti, che mi mancherebbero comunque, nonostante tutte queste emozioni che una madre capisce e i miei capi evidentemente no, nonostante questo io sono sicura che loro sanno che io ci sono, ci sarò sempre, perché ho costruito le nostre fondamenta.
Sono fondamenta importanti, che restano ben solide anche nella distanza e nell'assenza.
Ed è proprio in quell'assenza e in quella distanza che si misura la forza di questa relazione indissolubile.
Io c'ero. E ho fatto tutto quello che ho potuto, ho avuto il tempo e l'ho sfruttato, ho pianto e mi sono stancata con loro. Io c'ero. E ci sono, un passo indietro, più stanca e più incazzata, ma ci sono ancora.
Poi ho realizzato un po' di cose...sì, la ritengo ancora un'ingiustizia, e ci tornerò, perché ritengo importantissimo e fondamentale che le aziende si sforzino di conciliare i tempi famiglia e lavoro.
Mi manca il tempo con loro, arriva presto la sera e sono esausta e triste, e mi sento una madre peggiore. Se non hai nonni che possono e che vogliono gestirti tutto, o aiuti a pagamento, non ce la fai. Io sono oltre la stanchezza, oltre la rabbia.
Ho capito però che prima io c'ero, e quel tempo è sì passato e mi è volato, e qualche volta mi è pesato perché fare la mamma è pesante e il lavoro a volte sembrava più uno spasso in confronto.
Ma io c'ero, io ci sono stata, mi sono goduta i miei figli, ho sclerato e ci siamo arrabbiati tutti, tra pianti e capricci. Ma c'ero, e quelle sono fondamenta indistruttibili.
Ecco perché oggi nonostante la rabbia verso il mondo del lavoro, verso le persone che si sono accanite a togliermelo, che mi hanno giudicata come una donna all'antica e una lavoratrice a metà solamente perché ho chiesto un part time, di almeno 2 ore in meno, io sono sicura.
Nonostante la tristezza perché mi mancano quei momenti, che mi mancherebbero comunque, nonostante tutte queste emozioni che una madre capisce e i miei capi evidentemente no, nonostante questo io sono sicura che loro sanno che io ci sono, ci sarò sempre, perché ho costruito le nostre fondamenta.
Sono fondamenta importanti, che restano ben solide anche nella distanza e nell'assenza.
Ed è proprio in quell'assenza e in quella distanza che si misura la forza di questa relazione indissolubile.
Io c'ero. E ho fatto tutto quello che ho potuto, ho avuto il tempo e l'ho sfruttato, ho pianto e mi sono stancata con loro. Io c'ero. E ci sono, un passo indietro, più stanca e più incazzata, ma ci sono ancora.
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